Commento a quattro mani dedicato a tutti coloro che dopo
aver letto il libro si sono ritrovati a scrutare il cielo alla ricerca della
seconda luna..
Ma
dov’é il paese dei gatti? questo luogo onirico e meraviglioso che cerchiamo e
non troviamo.. e poi un giorno veniamo catapultati in quella stazione
immaginaria di quella città deserta dai silenzi abissali che ci incuriosisce e
intimorisce al tempo stesso, la città dove sono nascoste le parti più segrete
di noi, anche a noi stessi.
E allora alla ricerca di quella comprensione più grande del nostro essere a
volte lo vorremmo davvero prendere quel treno, con lo spirito di una gita di un
giorno. Una rivista lucida e colorata nelle mani, scarpe da ginnastica e un
paio di jeans.. lo sguardo che accarezza il paesaggio che scorre fuori dal
finestrino. Niente deve lasciar presagire, soprattutto a noi stessi, che quella
é qualcosa di piu di una giornata lontani da casa.. anche perché forse non
troveremo le risposte che cerchiamo, ma provarci é già un inizio. Lasciare
delle tracce e guardare oltre il giardino di casa propria può lasciare spazio a
percorsi inimmaginabili. Non sempre percepiamo l’ampiezza di questa prospettiva
standocene comodamente sdraiati sul divano! L’altro giorno ho letto una frase
bellissima in un libro emozionante «il destino non fa consegne a domicilio».
Apparentemente potrebbe sembrare in antitesi con lo spirito di casualità che
guida il protagonista del paese dei gatti.. ma se analizziamo le storie da
vicino capiamo che di casuale non c’é nulla e siamo sempre noi a manovrare,
incuriosire e provocare il nostro essere vivi. Ma gli stimoli che tentano di
portarci in mille direzioni sono troppi, devono essere selezionati.. dobbiamo
seguire quelli positivi che aiutano a costruire e capire e usare quelli
negativi per saperli riconoscere quando li incontriamo ed evitarli. Tutto può
essere utile a formare un pensiero, una prospettiva diversa. Abbiamo bisogno di
tutti gli elementi possibili per pensare autonomamente e prenderci il lusso di
seguire la corrente quando l’istinto ci dice che é la cosa giusta da fare.
Rischiare di perderci … perché no? Ritrovare la libertà di non sapere,
toglierci dalla testa tutti i no che l’educazione ci attacca addosso fin da
bimbi, tornare in quello stato infantile, in cui non si conoscono i pericoli e
tutto ci sembra ancora nuovo, ancora non scontato.
La magia di un biglietto comprato all’ultimo momento,
tutto via via, tutto per istinto. Certo che si può e se ci viene in testa un no allora
abbiamo il dovere e diritto di rispondere a questa domanda: “davvero pensi di
non meritartelo?”
Il personaggio si perde. Non tornerà mai più indietro, resterà vittima della
propria curiosità. Sembra una follia e lo è. Ma ne abbiamo bisogno. Abbiamo
bisogno d’esser folli qualche volta per bucare questa bolla di normalità che
dopo un po’ finisce l’aria e ci fa soffocare.
… oh mio Dio, sono finito in un’altra
dimensione e non tornerò più indietro, ma adesso so che ci sono altri mondi e
non mi passa neanche per la testa di tornare, quello che mi interessa è di
trovarne altri ed altri ancora … quando è stata l’ultima volta che i miei occhi
si sono meravigliati?
E’ tutto fuori. E’ la vita. E’ il vento che profuma e che chiamiamo brezza solo
quando siamo fuori dalla bolla, altrimenti è solo vento.
E’ magia che non va solo pensata o scritta, il mondo è fuori e va vissuto: un
passo, fuori, una stazione, un posto accanto al finestrino, una mano da tenere
stretta, un libro da portare in borsa, una fermata prima di quella prevista o
una fermata successiva, un vicolo, un angolo, un signore sconosciuto che
sorride e ti racconta la sua città che non conosci ancora e ti regala una
storia …